martedì 22 gennaio 2008

La conferenza, un brano del mio romanzo "Solitudine a colori"




La prima cosa che fa il dottore è disegnare su di una lavagna che sta alla sua sinistra un triangolo, un cerchio e una linea. C’è qualcuno che prende appunti. Ci sta spiegando che per fare gli esperimenti illustrativi, è necessario prima trovare un sistema che possa rilassare il paziente. Chi ha una maggiore propensione nel considerare la figura materna come una figura rassicurante, di fronte al simbolo del triangolo si sentirà più sereno e inavvertitamente farà un leggero movimento in avanti con il corpo ogni qualvolta apparirà questo simbolo. Lo stesso capiterà per chi ha, invece, una maggiore propensione nel considerare la figura paterna come una figura rassicurante, di fronte al simbolo della linea. In ultimo, chi propende per i rapporti, come dire sociali, come gli amici ad esempio, sceglierà il simbolo del cerchio. Spero di avervi spiegato bene e che abbiate capito, scusate se non ho usato proprio i termini tecnici che ha adoperato il dottore. Ora ci sta parlando di come è strutturata la mente e il cervello. Questa parte è più noiosa e perciò ve la risparmio. Ho incrociato le mani sul petto e il dottore, che non smette di scrutarci tutti con i suoi occhietti e le sopracciglia foltissime, ha fatto notare a tutti, con mio grande imbarazzo, che questo gesto significa chiusura, e cioè, che forse o mi sto annoiando, oppure che non condivido il contenuto delle sue parole. E’ un mago!!! Marco si è girato e mi sembra che mi guardi con un’aria strana. Gli sorrido per educazione anche se mi da’ fastidio che non si sia seduto con noi altri. Quindi involontariamente mordicchio le mie labbra con gli incisivi superiori. - Ecco, guardate. Io gli ho fatto notare una cosa, lui si è intimidito e ora da’ dei bacini a se stesso per consolarsi, come dire, mordicchiandosi le labbra. - Ora tutti si sono girati verso di me, compresa Agata che sembrava interessata molto di più a guardare il dottore, e qualcuno sta ridendo e sorridendo. Io mi sento imbarazzato: abbasso il viso e strofino la base del naso, ripetutamente, con il dorso dell’indice della mano sinistra, perché sono mancino. - Ecco, ancora, lo ha rifatto con il dito. Era imbarazzato e ha stropicciato il naso. Ma a volte, qualcuno può strofinare lo zigomo. - Tutti ridono e ora parte un applauso che dura molto. - Sembrano sciocchezze ma, ad esempio, in America le assunzioni nelle aziende avvengono solo usando questi sistemi. Poi, vi ricordate tutto lo scandalo che coinvolse l’ex presidente americano Bill Clinton per colpa di quel rapporto improprio con la stagista? Quando, durante l’interrogatorio al quale fu sottoposto, alla domanda: “ Lei ha fatto questo? “; lui rispose di no e si stropicciò il naso, beh, su quel gesto involontario imbastirono quasi tutto il processo. – Sarà proprio vero, mi chiedo?

Amicizia

Con amici diversi e soli
arrivammo presso uno stagno
dove mangiammo salsicce e more.
Il cielo – interrotto dalle braccia
degli amici sui cavalli dello zio
di uno di loro – era già nausea
e noia. Ma vino sui vestiti; e le risate
come la pasta rosa
di Elisabetta. Promesse di felicità
e di pace per tutti; braccia incrociate
dietro le schiene; e la bandiera della pace
sventolava sul tetto delle auto, mentre tornavamo
a casa. –

domenica 20 gennaio 2008

La mia vita


La mia vita è il mare mosso

che a largo sconvolge gli scafi

con altopiani di schiuma frizzante.



In bocca legno fradicio

legno corroso

e giù a riempire il fondo.