lunedì 7 luglio 2008

Controcorrente


Ho visto la mia vita

dissipata da un sogno ricorrente.

Nulla consiglia più di un gabbiano

controcorrente.

martedì 3 giugno 2008

venerdì 21 marzo 2008

Messaggino


Lì, dove qualche volta ho sostato

ancora brucia l' erba

su cui poggiai la fronte.

E la bocca ammutolisce

al riverbero di mille soli

con cui inondai la poesia.

martedì 22 gennaio 2008

La conferenza, un brano del mio romanzo "Solitudine a colori"




La prima cosa che fa il dottore è disegnare su di una lavagna che sta alla sua sinistra un triangolo, un cerchio e una linea. C’è qualcuno che prende appunti. Ci sta spiegando che per fare gli esperimenti illustrativi, è necessario prima trovare un sistema che possa rilassare il paziente. Chi ha una maggiore propensione nel considerare la figura materna come una figura rassicurante, di fronte al simbolo del triangolo si sentirà più sereno e inavvertitamente farà un leggero movimento in avanti con il corpo ogni qualvolta apparirà questo simbolo. Lo stesso capiterà per chi ha, invece, una maggiore propensione nel considerare la figura paterna come una figura rassicurante, di fronte al simbolo della linea. In ultimo, chi propende per i rapporti, come dire sociali, come gli amici ad esempio, sceglierà il simbolo del cerchio. Spero di avervi spiegato bene e che abbiate capito, scusate se non ho usato proprio i termini tecnici che ha adoperato il dottore. Ora ci sta parlando di come è strutturata la mente e il cervello. Questa parte è più noiosa e perciò ve la risparmio. Ho incrociato le mani sul petto e il dottore, che non smette di scrutarci tutti con i suoi occhietti e le sopracciglia foltissime, ha fatto notare a tutti, con mio grande imbarazzo, che questo gesto significa chiusura, e cioè, che forse o mi sto annoiando, oppure che non condivido il contenuto delle sue parole. E’ un mago!!! Marco si è girato e mi sembra che mi guardi con un’aria strana. Gli sorrido per educazione anche se mi da’ fastidio che non si sia seduto con noi altri. Quindi involontariamente mordicchio le mie labbra con gli incisivi superiori. - Ecco, guardate. Io gli ho fatto notare una cosa, lui si è intimidito e ora da’ dei bacini a se stesso per consolarsi, come dire, mordicchiandosi le labbra. - Ora tutti si sono girati verso di me, compresa Agata che sembrava interessata molto di più a guardare il dottore, e qualcuno sta ridendo e sorridendo. Io mi sento imbarazzato: abbasso il viso e strofino la base del naso, ripetutamente, con il dorso dell’indice della mano sinistra, perché sono mancino. - Ecco, ancora, lo ha rifatto con il dito. Era imbarazzato e ha stropicciato il naso. Ma a volte, qualcuno può strofinare lo zigomo. - Tutti ridono e ora parte un applauso che dura molto. - Sembrano sciocchezze ma, ad esempio, in America le assunzioni nelle aziende avvengono solo usando questi sistemi. Poi, vi ricordate tutto lo scandalo che coinvolse l’ex presidente americano Bill Clinton per colpa di quel rapporto improprio con la stagista? Quando, durante l’interrogatorio al quale fu sottoposto, alla domanda: “ Lei ha fatto questo? “; lui rispose di no e si stropicciò il naso, beh, su quel gesto involontario imbastirono quasi tutto il processo. – Sarà proprio vero, mi chiedo?

Amicizia

Con amici diversi e soli
arrivammo presso uno stagno
dove mangiammo salsicce e more.
Il cielo – interrotto dalle braccia
degli amici sui cavalli dello zio
di uno di loro – era già nausea
e noia. Ma vino sui vestiti; e le risate
come la pasta rosa
di Elisabetta. Promesse di felicità
e di pace per tutti; braccia incrociate
dietro le schiene; e la bandiera della pace
sventolava sul tetto delle auto, mentre tornavamo
a casa. –

domenica 20 gennaio 2008

La mia vita


La mia vita è il mare mosso

che a largo sconvolge gli scafi

con altopiani di schiuma frizzante.



In bocca legno fradicio

legno corroso

e giù a riempire il fondo.


martedì 11 dicembre 2007

sms


L ‘ unicorno come la colonna sonora
scorre sullo schermo visivo dell’ oceano
ha dentro il vento delle nuvole
È come il bambino
il punto della luce divina.

venerdì 7 dicembre 2007

Stralci dal saggio esoterico sui numeri pari e dispari: attorno a Rimbaud e Dickinson

Ho parlato di Arthur e di Emily in varie occasioni.


Leggendo Le Illuminazioni di Rimbaud, ad esempio, ho cominciato a sospettare che esistono 2 categorie di grandi scrittori: quelli che raccontano la realtà lineare e quelli che veicolano le immagini dell’Aldilà; e penso proprio che Rimbaud ha visto, nel vero senso della parola, squarci dell’Aldilà, che poi ha portato con sé per il resto della sua vita, come il condannato che per un attimo vede la libertà; e infatti, Rimbaud ha avuto una vita assolutamente autodistruttiva: è morto a 37 anni dopo un’esistenza assolutamente vagabonda e angosciata.


Passando ad Emily, ho detto di lei altrove:


Andai avanti e leggendo avvalendomi di un gusto che via via si era fatto più attento, incappai in quell’anima stranissima e universale di E. Dickinson.
I suoi epigrammi mai retorici o noiosi sempre ispirati, essenziali, evocativi, disarmanti, metaforici e infine avvalendosi di similitudini semplici tratte dalla quotidianità e costruite sempre sugli stessi elementi con mille variazioni sul tema; costituivano un corpus di migliaia di componimenti che trattavano gli argomenti più disparati con particolare attenzione alla domanda intima sul senso della vita e sulla speranza dopo la morte.
Senza dire molto, imparai la mia seconda lezione: la brevità come sintesi di contenuto-forma; l’uso delle metafore visive per esprimere un solo concetto universale; la ricerca della parola semplice per essere comunicativo, sensitiva e affascinante; la poesia come interrogazione e messaggio intimo d’amore verso chi si ama; la poesia come ricerca di nuove forme da condividere con il lettore alla ricerca dell’evoluzione dello spirito, nuova a ogni lettura.

giovedì 6 dicembre 2007

sms


Nella morte s' accende
il terzo occhio
come l' acqua nascosta.
Del fogliame la luce romboidale
frammentata da tanti sguardi
risplenderà su ogni nuca
colma di gioia.

martedì 13 novembre 2007


Non lasciare avvizzire i capelli
se l’umidità volgare ti sarà
fatale. Credi agli spiriti superiori
che varcarono la vita
e non li riconoscesti.


Settembre/1999

martedì 6 novembre 2007

Da "SOLITUDINE A COLORI"

Sembrava la camera di un adolescente: poster di Kurt Cobain sopra il letto a fianco alla parete di sinistra quasi dietro la porta. Una chitarra elettrica era appoggiata sul letto, sul copriletto con il cielo e le nuvole bianche stampate. Tanti libri erano sparpagliati sul pavimento e sulla scrivania, sotto la finestra che illuminava la stanza. E odore forte di lavanda.
- Il mio nido. – esclamò Gianni a Giacomo che fissava la stanza con la bocca aperta:
- E’ la camera di un adolescente! – e indicò un pupazzo di Topolino sulla sdraio di bambù accanto alla scrivania.
- Sono un fan di Topolino, c’è qualcosa di male? –
- Sei un fuori di testa! Giuro, non credevo che fossi tanto immaturo! – e Giacomo rise fissando i fumetti de l’Uomo Ragno sempre sulla scrivania.
- La mia famiglia sa che qui dentro non ci deve entrare. La pulisco io questa camera ed è il mio nido nel quale leggo e vado su Internet, quando posso. –
- E dov’è il computer? –
- Ho un computer portatile. Ora sono in contatto con una persona speciale… - e Gianni andò verso l’armadio, lo aprì per prendere la valigetta nera. Aprì la borsa e inserì la spina del computer nella presa dietro la scrivania. Abbassò la persiana per fare un po’ d’ombra. Poi chiese a Giacomo di sedersi accanto a lui davanti alla scrivania, mentre cominciavano a configurarsi le icone dei programmi del desktop.
Poi prese il proprio cellulare dalla tasca dei pantaloni e lo pose di lato al computer per potersi collegare su Internet.
- Un po’ di tempo fa ho scoperto per caso un sito e ho cominciato a parlare con i navigatori. -
Si aprì l’home page:
------------------------------------------------------------------------------------------------
IL SITO UFFICIALE DELLA EX COMUNITA’ DI MAMMA GERGA

.CHI SIAMO
.COSA CRCHIAMO
.IL NOSTRO LIBRO SACRO)-----------------------------------------------------------------

- Anche tu con questa setta? – esclamò Giacomo appena lesse l’home page.
- Conosci già questa comunità ? – chiese Gianni con un’espressione infantile.
- Diciamo un amico di Salerno me ne ha parlato. Che delusione, ti facevo più intelligente. –
- Va bene, chiudo subito…. – e cliccò sulla x per chiudere il file.
- Ora so come passi le serate invernali… certo la noia è bastarda. E poi, che altro fai con il computer? – chiese subito dopo, prendendo alcuni fumetti de l’Uomo Ragno – Davvero ti piace questa roba? Non sono mai riuscito a farmi piacere i fumetti, anche da bambino… -
- Mi stai prendendo in giro da quando ti ho fatto entrare qui dentro. – disse Gianni con le spalle curve sul petto.
- Non ti offendere… dimmi. – e Giacomo cambiò espressione. Poi prese il medaglione che Gianni gli passò, dopo averlo sfilato dalla collana di metallo che indossava al collo.
- Questo è l’amuleto che mi hanno spedito, appena ho dato la mia adesione al progetto. E’ una cosa grossa e io ho dato la mia adesione. –
- A questo punto devi dirmi di cosa si tratta, perché mi hai molto incuriosito. –
- Bene, è quello che volevo. – e Gianni si sfregò le mani saltellando con il sedere sulla sedia un paio di volte – Hai mai sentito parlare di questa comunità? –
- Mi pare per televisione. –Gianni riaprì il sito della Comunità di Mamma Gerga

lunedì 5 novembre 2007

L' autore

Conosco Giancarlo da sempre. E' molto consapevole dell' impegno che si è preso ad intraprendere la strada dello scrittore. Non ha fretta di pubblicare, perché tiene alla qualità. Scrive da ragazzo. Prima di scrivere, si documenta sui luoghi, viaggiando molto. Legge moltissimo e studia. E' spirituale e profondo. E' un grande creativo anche nella pittura. Lo ritengo maturo per fare quello per cui è nato. Scrivete i vostri commenti sul blog!!!

da METRICA ESOTERICA

Verso sciolto

Valicare il muro
soprattutto se oltre si sentono
suoni tintinnanti; le aspirazioni
come un paesaggio visto dalla
finestrella del bagno – una volta
da bambino.

Architravi di cherubini
gli uni sugli altri – si dipanarono
fino alle architetture rinascimentali
come la matematica dei semplici;
un boato improvviso dal cielo.

Così mi lasciai condurre da quei cori
e la prospettiva salì come una scala a chiocciola
mentre avvertivo un moto ascensionale
e vertigini di cobalto.

Allora il boato divenne la vastità della mia
visione; gli ultimi cornicioni di muscoli
in tensione; come siluri passavano le particelle
di luce; l’orizzonte diveniva una cintura
che si chiudeva.

Sospeso – nell’immutabile nulla dell’antigravità
per un po’ – sarò sembrato una rana nel fotogramma
del salto – a zampe divaricate – nel mistero
che sarà per sempre – questo mio creato.
E’ una giornata che invita all’ascesa

di fronte all’albero turchino d’aria che sta dietro i palazzi

e chiede scalate di luce fino alle volte della giovinezza

sbiadita.

2002

da CANTI DELL' ALDILA'


Preambolo

I
E la terra copre lo sguardo rivolto
al cielo. Solamente buio da questo
momento; mai più cromatismi
e le nuvole passeranno senza
il battere delle ciglia
commosse.

II
Si spegne l’ardore nella bassa marea;
il marciapiede mai battuto si confonde
con la strada; come le statue di Budda

abbattute dai talebani e poi dimenticate


2007